RESPIRA

Il mese scorso nel mio studio si è concluso un corso chiamato RESPIRA. L’idea è nata dall’incontro tra me e Sabrina De Giusti, maestra di yoga. Questo corso è stato frutto di una serie di riflessioni e letture che vorrei qui riassumere e condividere.

La riflessione è partita dall’etimologia delle due parole chiave delle nostre pratiche, una psicologica, l’altra yogica:

Psicologia, dal greco psychè ovvero soffio vitale, anima, e logos ovvero parola, discorso, scienza. La psicologia nel corso della sua storia si è definita come scienza dell’anima (Wolff) e come mezzo usa principalmente la parola, la narrazione.

Prana: energia, o soffio vitale che riempie l’universo.

Presso i Greci la psiche designava l’anima in quanto originariamente identificata con quel respiro che dà la vita, così nella tradizione yogica il pranayama è quel meccanismo che ci permette di assorbire e controllare il prana che rende la mente forte, stabile e che permette di esprimerne le potenzialità latenti. Sono pertanto chiare le analogie tra i concetti di Psiche e Prana, seppur derivanti da culture molto diverse, quella occidentale e quella orientale. La discussione sul concetto di anima ha poi attraversato la storia della filosofia e delle scienze e ha determinato la nascita della psicologia come la conosciamo oggi. Questa, negli ultimi 120 anni circa, è stata potentemente influenzata in particolare dalla fisiologia, dalla neurologia, fino alla odierna neuropsicologia nell’ambito delle neuroscienze. Questo excursus ha portato al concetto di mente, quale correlato funzionale del cervello e allo studio di essa in termini di funzioni mentali o cognitive (es: apprendimento, ricordo, linguaggio, percezione visiva e anche emozioni e coscienza). Questi studi, seppur importantissimi, hanno determinato in alcuni studiosi la perdita della visione soggettiva della nostra esperienza fenomenica, l’hanno invece studiata alla stregua di un oggetto, e quindi in terza persona, isolandola dalla dimensione esistenziale ed esperienziale. La psicologia sperimentale ha rafforzato il dualismo mente corpo, di origine Galileiana e Cartesiana, allontanando in realtà la possibilità di comprendere l’esistenza della persona nei suoi aspetti più fondanti e autentici, per ridurla spesso ad un insieme di reazioni causalmente determinate.

Tuttavia in questo momento storico, segnato da diverse critiche all’approccio riduzionista della medicina e della psicologia, è sempre più dilagante il fecondo tentativo di riunificare mente-corpo in mentecorpo!

Secondo Vincenzo Costa, massimo esponente contemporaneo della fenomenologia in Italia, “il dualismo mente corpo è un inutile raddoppiamento tra realtà esterna e immagini interne, che porta a trattare la psiche e il corpo separatamente e come oggetti”[1]. Costa parla di una psicologia fenomenologia, la cui sfida sta nel non circoscrivere la psiche come un oggetto ma come una serie di attività, come una vita operante le cui azioni sono tenute insieme da una logica specifica e secondo leggi irriducibili al nesso causale. Esistere come vita soggettiva significa essere attività, vita operante ed esperiente, essere diretti verso il mondo: il soggetto esiste in quanto esperisce, agisce e opera. Il suo tratto caratteristico è l’intenzionalità[2]. La mente secondo la fenomenologia è un’apertura a mondi e strutture che hanno delle leggi proprie, e questa apertura è incarnata (corpo vivo che esperisce e patisce) e sempre emotivamente intonato. Le emozioni (dal latino ex-movere, muovere fuori, muovere verso) che motivano le nostre azioni e precedono la ragione, si manifestano attraverso il corpo[3]. Nel riportare dignità all’esperienza fenomenologica soggettiva dell’individuo, tuttavia non si toglie valore alle moderne neuroscienze, anzi, in questa cornice di riflessione filosofica, la neuropsicologia funge da traduzione interdisciplinare tra la scienza biologica e la scienza psico-fenomenologica[4]

Siamo dunque tutti psicosomatici! Sintomi fisici molto comuni quali mal di testa, mal di schiena, problemi intestinali fino alla cronicizzazione in patologie organiche conclamate, possono essere la manifestazione somatica di una situazione emotivamente stressante che stiamo vivendo o che si sta protraendo troppo a lungo, ma il senso, la “spiegazione” non è nella nostra testa o nel nostro corpo, è nella complessa interazione che noi, corpo tra i corpi, abbiamo col mondo, nelle nostre relazioni con esso e con gli altri individui che fanno parte della nostra rete sociale. Oggi sappiamo grazie anche alla PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia)[5] e all’epigenetica, che per un complesso sistema genetico, neurotrasmettitoriale, immunitario e ormonale, ogni esperienza che noi viviamo, positiva o negativa, ci coinvolge in toto, e la mente e il corpo non sono altro che i due lati di una stessa moneta, due declinazioni di un tutt’uno incarnato che siamo noi, in interazione con l’altro. Pertanto pensare che la nostra salute fisica sia solo una questione di cura del corpo, o che la nostra salute mentale dipenda solo dalla cura della nostra mente è un pensare superato.

Ci sono molti studi che dimostrano effetti strutturali postivi sul cervello, sull’immunità e sulla salute in generale derivanti dalle pratiche che insegnano a gestire lo stress, alcuni dimostrano che pratiche come la meditazione, lo Yoga, il Tai-chi, hanno addirittura effetti sull’espressione genica! E ci sono ricerche scientifiche che hanno riscontrato una diminuzione della concentrazione di proteine infiammatorie nel sangue, presenti in tutte le patologie croniche (depressione, fibromialgia, cefalee ecc.) a seguito di un percorso di psicoterapia[6].  

Aver cura di noi è dunque aver cura di tutti gli aspetti che ci mantengono in vita ed in salute: la cura per il nostro corpo attraverso l’alimentazione e le pratiche fisiche; la cura delle nostre relazioni; la cura delle nostre emozioni, la cura dei nostri orizzonti di vita.

Con questo corso abbiamo provato a chiudere il cerchio, dal respiro alla psiche, dalla psiche al respiro. Respirazione come pratica, esperienza psichica come vita operante. Pranayama e narrazione, due approcci diversi, uno yogico e uno psicologico, per favorire il benessere della persona e la sua autentica espressione vitale.

L’intento è quello di replicarlo al più presto. Per info 3469558626


[1] Costa V. (2018), Psicologia fenomenologica, cit., p.10

[2] Costa V. (2018), Psicologia fenomenologica, cit., p14

[3] Damasio A.R. (1994), L’errore di Cartesio.

[4] Liccione D. (2019), Psicoterapia Cognitivo Neuropsicologica.

[5] Bottaccioli F. (2014), Epigenetica e Psiconeuroendocrinoimmunologia.

[6] Bottaccioli F. (2012), Stress e vita. La scienza dello stress e la scienza della vita spiegate dalla Psiconeuroendocrinoimmunologia.